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Perché un web writer può fare la differenza

di Camilla Cannarsa

Questo articolo nasce da una buona idea di Alessandro Vitale, che vuole approfondire il discorso delle tariffe dei copywriter, e da alcuni articoli che nel frattempo sono stati scritti, tra cui segnalo quello di Francesco Vignotto sul valore di questa professione e quello di Riccardo Esposito sul pagamento dei webwriter per numero di parole.

Credo che al momento chi scrive per il web si trovi a dover soddisfare diversi tipi di esigenze:

  • di chi richiede testi per ottenere visibilità sui motori di ricerca;
  • di chi vuole apparire credibile e fidelizzare gli utenti/lettori attirandone anche di nuovi;
  • di chi ha bisogno di visibilità e di credibilità.

Questo avviene perché c’è un po’ di confusione per quel che riguarda il marketing dei contenuti.

Le aziende, piccole e grandi, non hanno ancora capito bene cosa chiedere e a chi, e molti pensano che basti riempire i vuoti -talvolta in modo compulsivo- per convertire gli utenti in clienti, o in fedeli lettori.

Altri pensano che essere primi sui motori di ricerca sia l’unico criterio in grado di soddisfare le esigenze dei naviganti, altri ancora che essere su Facebook sia la chiave del successo.

Ma non è così.

copy writersSenza entrare nel merito del web marketing, mi sembra ovvio che per colpire davvero gli utenti e trasformarli in lettori/clienti, un’azienda, o un individuo, deve riuscire a comunicare in modo trasparente ed originale la propria personalità, fatta di prodotti e/o servizi e/o informazioni.

E a chi si affida per riuscirci? Al copywriter, anzi, al web copywriter, che studia il background e gli obiettivi dell’azienda per poi comunicarli al target di riferimento.

Un copywriter può anche scrivere articoli una tantum ma rispettando comunque una certa linea editoriale, che non è cosa semplice. Anche in questo caso sono richieste ore di studio e di approfondimento altrimenti un articolo è un insieme di parole buttate lì a casaccio.

Un copywriter che crea contenuti di qualità può dunque fare la differenza per la presenza di un’azienda sul web. Nel momento in cui gli si propongono 3 euro per un articolo, non gli si chiede di fare la differenza ma di:

  • scrivere articoli pieni di parole chiave per posizionarsi su Google;
  • scrivere articoli a getto continuo per non essere completamente invisibili.

In questi casi nessuno trae alcun vantaggio: l’azienda non otterrà nessun risultato, se non l’immediato ed effimero slittamento di visite; il copywriter si sentirà screditato e non crescerà professionalmente.

Non voglio fare l’ipocrita: anch’io ho lavorato per 3 euro -agli inizi- e io stessa ho pagato poco alcuni webwriter -agli inizi- ma poi, acquistata una certa sicurezza e costruita una professionalità seria e riconosciuta, ho smesso di accettare lavori pagati una miseria (e ancora oggi molti amici mi rimproverano di chiedere troppo poco).

Per la gavetta si sa, dobbiamo passarci tutti, a patto che questa abbia un limite.

E il limite si supera nel momento in cui ci si rende conto che i propri articoli fanno la differenza; nel momento in cui si riesce a spiegare al cliente che con brevi articoli pieni di parole chiave non andrà da nessuna parte; che dietro un blog c’è un progetto editoriale; che dietro tutte queste parole ci sono i miei anni di lavoro, di studio, di incontri professionali, di parole piene sia di keywords che di significato.

Accettare i 3 euro nonostante questo, non significa soltanto svalutare il proprio lavoro ma svalutare anche quello di chi invece ci crede e lo propone in modo diverso.

Se ci si aspetta che siano le aziende a svegliarsi e a decidere di pagare di più stiamo sbagliando rotta. Come in tutte le categorie di professionisti, anche nella nostra siamo noi, e non loro, a dover fare la differenza.

Camilla Cannarsa:
copywriter, web writer, SEO copywriter.

 

14 commenti
  1. Daniele
    Daniele dice:

    Il problema è che le aziende ignorano certe tematiche.

    Le aziende andrebbero formate: un buon corso su cosa significa avere un sito web, su come vanno scritti i contenuti, sui professionisti a cui chiederli.
    Spesso sono articolisti alle prime armi o gente in cerca del guadagno facile ad accettare tariffe del genere.

    Rispondi
  2. Valentina
    Valentina dice:

    Giustissimo,

    purtroppo nell’incontro con il cliente a volte si sovrappongono anche problematiche quasi “psicologiche” ci sono clienti che vogliono sentirsi super competenti anche quando il lavoro non è il loro.

    La mia esperienza è che come dici tu, più si acquisisce consapevolezza del proprio valore, più è facile anche spiegarlo e farlo percepire agli altri.

    In ogni caso grazie per lo spunto e la condivisione!

    Rispondi
  3. Marilisa Dones
    Marilisa Dones dice:

    Questo argomento mi sta molto a cuore.

    Mi sono ritrovata io stessa protagonista di una vicenda del genere.
    Ho persino risposto alla “vantaggiosissima” offerta che mi profilavano e la ben non identificata proponente ha avuto anche la faccia tosta di rispondermi che ora capiva perché certi lavori poi vanno fuori dall’italia…

    Mi trovi perfettamente d’accordo: il cambiamento lo dobbiamo attuare noi dicendo sempre no a queste proposte, d’altronde google è d’accordo con noi: non servano sfilze di parole chiave, ma contenuti di qualità.

    Mi farebbe piacere se dessi un’occhiata al post che ho scritto su questo stesso argomento circa un mese fa.

    Marilisa Dones

    Rispondi
  4. Nomad
    Nomad dice:

    Il problema è che l’azienda guarda al risultato finale. Se questo c’è ti paga, altrimenti ciccia.
    In questo lavoro, dove non consegniamo un mobile intarsiato e non possiamo farci pagare il tempo reale impiegato, contano solo i risultati ottenuti.
    L’azienda capisce solo il linguaggio del successo e non le si può dare del tutto torto, credo.

    Rispondi
    • Alessandro Vitale
      Alessandro Vitale dice:

      @Nomad

      L’azienda guarda il risultato finale? Il cliente dici? Tutto sommato, con il rischio di possibili querele per contenuto copiato, testi duplicati, contenuti dubbi o scritti da giovanotti senza il minimo interesse per l’argomento (corretto per 3 euro non ci compra nemmeno le sigarette), non lo so se ci guadagna qualche cosa. Il fatto fondamentale è che, solitamente, il cliente non ne sa nulla perché c’è un filtro: la web agency.

      Ecco che bisogna distinguere chi fa e come lo fa, da chi dice e vende servizi di pessima qualità facendoli passare per oro. L’imprenditore, azienda, digital PR che paga 3 o 5 euro al copywriter, come lo definireste voi? Seria? Professionale? Solitamente SPAMMER magari?

      Basato sulla popolarità anche con contenuti dichiaratamente tradotti e quindi, nemmeno di farina sua?

      I giovani devo aprire gli occhi, io vado dalla web agency e gli chiedo se mi fanno un sito per 10 euro; sarebbero capaci di farlo pagando un copy 3 euro? Ragionate bene… quanto fa pagare al cliente il vostro lavoro? Magari… lo ringraziate perché vi paga 3 euro ad articolo? Loro sono furbi, voi gli sfruttati ma lo volete voi.

      Successo? Hehehe… apparente, poi bisogna dimostrare quello che si afferma, un social copy, 3 euro a spot, mi sta anche bene, un copywriter a 3 euro per un sito curato anche dal lato SEO… mi scappa da ridere ed ho visto cose raccapriccianti con contratti allucinanti.

      Di fuffoni e chiacchieroni che praticano Katzing puro pagando 3 euro, ne è piena l’Italia, provate a chiedere a un tedesco di scrivere un articolo a 3 euro… quanto meno, la dignità, ricordatevela, è la vostra.

      Rispondi
    • Alessandro Vitale
      Alessandro Vitale dice:

      La paga giusta?

      Ci sono tanti fattori da considerare. L’esperienza, la qualità, la quantità, la correttezza e… non meno importante: l’originalità.

      Non ci dimentichiamo che in Italia si è soliti tradurre da altri siti web in lingue diverse dall’Italiano; quello non è copywriting serio ed è anche un reato: violazione di proprietà intellettuale. Per poter essere “legale”, ci vorrebbe l’autorizzazione dell’autore alla traduzione e citare la fonte.

      La paga… ok, rispettando il lavoro nobilissimo di una domestica, mediamente lei percepirebbe un compenso minimo di 12 euro l’ora. Se mai volessi metterci 1 ora per scrivere 300 battute pulite ed originali, la proporzione mi sembrerebbe quanto mai appropriata!

      Alex

      Rispondi
  5. Camilla
    Camilla dice:

    Ciao a tutti :)

    Dunque, grazie a Marilisa per la segnalazione del post che dovremmo leggere tutti.

    Daniele: formazione dici? Esatto, noi la stiamo proponendo: corso online scrittura web

    Nomad: il successo può essere misurato in modi diversi (acquisizione clienti, acquisizione iscritti alla newsletter, aumento numero visite ecc.). Nel momento in cui ti viene chiesto di vendere un prodotto, puoi chiedere una percentuale. Negli altri casi invece puoi proporre una prova di 30 giorni; in caso di successo, te li fai pagare altrimenti ti fai soltanto rimborsare le spese. ovviamente è solo un’idea, ma è per dimostrarti che le soluzioni esistono, basta contrattarle ;)

    Michele: quando devi scrivere un pezzo, devi mettere in preventivo:

    – ricerca fonti
    – ricerca informazioni sull’argomento
    – elaborazione del testo.

    Fai un calcolo. Quanto tempo impieghi? E quanto vale il tuo tempo? Quanta esperienza hai alle spalle?

    Alessandro: be’, quoto ogni sua parola altrimenti questo articolo non sarebbe qui ;)

    Rispondi
  6. Alessandro Vitale
    Alessandro Vitale dice:

    Grazie Camilla,

    quello che noto è la totale assenza di professionalità; un copy che mi si propone a 3 o anche a 5 euro ad articolo… io non lo terrei in considerazione.

    Faccio questo lavoro da tempo, potrei comunque provare ma non mi sentirei apposto con me stesso.

    Ci può stare la prova, un primo articolo di test ma poi il lavoro deve essere “valorizzato” correttamente e qui, si apre la spiacevole parentesi di chi offre e di chi accetta.

    Quanti sarebbero in grado di indicare dei siti con quotazioni a 3 o 5 euro? Web editor, web agency o social media manager che offrono queste tariffe assurde?

    Nessuno, tutti che stanno in silenzio e allora… che continuino a prendere 3 euro ad articolo; se lo meritano? Secondo me no e l’unione potrebbe fare la differenza costringendo all’angolo, personaggi e situazioni così tanto deprimenti.

    L’altro aspetto non secondario, è la qualità… il web è sempre più, una cloaca massima di contenuti sterili; tradotti, con poca anima e anche dei risultati impulsivi ma non duraturi nel tempo.

    I dati li vedo, la differenza di quando c’è una strategia, una crescita, un progetto valido, cresce progressivamente nel tempo con picchi sulle eccellenze, in tutti gli altri casi, il grafico dei risultati è oscilloscopico.

    Rispondi
  7. Elisa Vimercati
    Elisa Vimercati dice:

    Ho letto con interesse l’articolo e i commenti.

    La mia esperienza di scrittura professionale è di un paio d’anni e mi sto rendendo conto che per fare un articolo fatto bene ci vuole tempo, se si tratta di un contenuto web anche di più. Ho relativamente poca esperienza in fatto di tariffe perché finora ho lavorato per una sola azienda.

    Qui si parla di tariffe basse, qualche esempio di tariffe corrette in base a: lunghezza dell’articolo/tempo impiegato/anni d’esperienza (nel mio caso, pochi)? Grazie di qualsiasi contributo diretto o indiretto,

    Elisa

    Rispondi
  8. Edoardo Piccolotto
    Edoardo Piccolotto dice:

    A mio avviso un lavoro a 3€ a pezzo è una cosa dequalificante sia per il copywriter che per l’azienda/agenzia.

    Il Copy che lavora per 3€ rischia di fare un lavoro male, senza controlalre le fonti, senza eseguire un controllo SEO del testo, il tutto perchè non ha un incentivo dato dal giusto compenso per il proprio testo e lavoro. A sua volta l’azienda ha un contenuto di bassa qualità, che lo renderà poco più visibile, ma che resterà non considerato dagli utenti che arriveranno nel sito.

    Un buon contenuto di qualità, a mio avviso, è la chiave per fare sia del buon SEO, che del buon Branding, che può essere raggiunto solo fornendo contenutti di carattere ed utili a chi arriva nel sito. Caratteristiche che si rifletteranno nel brand stesso di chi lo propone.

    Il sunto: scrivere meno per scrivere meglio, ed avere una situazione di win-to-win.

    Rispondi
  9. Lorenzo
    Lorenzo dice:

    Articolo interessante e tema molto caldo, oltre che complesso.

    Non esiste un prezzo “giusto”, come hai detto dipende dai risultati che uno persegue.

    Tra l’altro lo stesso discorso, anche se con cifre di altro tipo, si può applicare a tutte le professioni, in particolare a quelle del web.

    Ci sono grafici che, a parità di lavoro, chiedono 50 euro, altri 500 altri 5000, stessa cosa per i programmatori, i SEO, ecc…

    Va poi anche detto che non è così automatico che chi chiede 3 euro per un articolo lo scriva molto peggio di chi ne chiede 30.

    Ovvio che un’azienda che vuole investire seriamente su un progetto editoriale o, ad ogni modo, curare la sua presenza online, non può credere che bastino 3 euro per una qualità continuativa nel tempo.

    Poi ci sono anche quelli che non pagano (neppure 1 euro) e “offrono visibilità”, ma questa è un’altra storia.

    Rispondi
  10. Luca
    Luca dice:

    Penso che quanto hai scritto sia molto attuale e comune non solo ai testi, ma in generale un po’ a tutti i settori. Si trova sempre chi fa il prezzo più basso, con più o meno professionalità. Le competenze sicuramente sono fondamentali, ma la vera differenza la facciamo noi , con la nostra capacità di osservazione e di persuasione, verso il nostro cliente. Personalmente io non guardo il prezzo del mio concorrente, ma semplicemente il mio, E cerco di giustificarlo al cliente con esempi pratici ed efficaci. Il web è come la matematica 2+2 fa 4.

    Rispondi

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