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Social Network, The Fuffington Post, Twitter

Social network influencer? Etciù! Etciùù! Etciùùù!

Quando si parla di social network, è ricorrente sentire alcuni termini che identificano inequivocabilmente alcune figure, ma attenzione a non confonderle con altro!

Influencer un esperto di web?

L’errore più ricorrente è quello di immaginare l’influencer un esperto di web, social media strategy e quant’altro. Nulla di più errato!

Stiamo parlando di persone che possono avere una certa popolarità ma anche qui… c’è da aprire una parentesi che chiarirò nel corso di questo post; ma ora torniamo all’influencer.

Chi può essere questa figura?

Social InfluencerIn teoria chiunque (grazie Roberto) e in pratica nessuno nello specifico; può essere un amico che fa un lavoro totalmente diverso ma si occupa di un determinato settore e coinvolge, nei suoi network, amici, fan, followers, gruppi di discussione ecc.. Non è detto quindi sia o debba essere per forza un addetto ai lavori, un esperto di SMM o identificato/confuso come un blogger.

Per carità, anche loro avevano ed hanno la loro popolarità, la loro influenza e il loro modo di trattare determinati argomenti… ma si tratta di altro.

Cosa succede in realtà?

Che il “peso” di alcuni personaggi intesi come “influencers” vengono misurati in numero di fan che hanno sulle loro pagine in Facebook, dal numero di “amici” (contatti o connessioni), quanti followers hanno in Twitter, quanti in Pinterest, in Google Plus, in LinkedIn… Instangram e via di questo passo, è da verificare, ma sarà poi vero che quelle persone sono realmente degli influencers?

La matematica e la logica dicono che: non è detto! Vediamo praticamente il perché.

Se in Pinterest per settimane mi dedico a fare “follow” compulsivo e indiscriminato e arrivo a seguire 34.000 persone, è facile che tanti mi ricambino il follow, lo stesso in Instangram, Twitter… ecco che la “bolla” relativa al numero di follow si sgonfia rapidamente con metodi “banali”, ma possono esserci anche metodi a pagamento ma sempre “fuorvianti” e poco corretti se non si spiegano “tutte” le sfaccettature che l’argomento può generare. Gli utenti dei social, cosa sanno?

L’influencer reale

Il “grafico” chiarisce il concetto; l’influencer REALE è quella persona che, a prescindere dal tipo di social network utilizzato, riesce a generare (innescare) una serie di azioni previste nelle piattaforme; condivisione/sharing, re-twitt, +1, ping e così via. Quante volte vi è capitato che “mister X” in Twitter ha pubblicato un #hashtag ed ha generato una scia di altri twitt con lo stesso hashtag, molti Re-Twitt ecc? Non è detto che ci riesca una seconda volta!!!

Quello è un dato reale e guardando bene il profilo di quella persona, si noterà che si tratta di un utente con un discreto numero di followers, nulla di anormale e non un utente con 16.000 e più utenti; che significa? Che le relazioni che lui stringe, in piena era 2.0 sociale, è nel rispetto delle prerogative di base dell’utilizzo dei social network: comunicare, interagire, dialogare con tutto il network. Una cosa è interagire con 2.000 followers, tutt’altro è dire che seguo e interagisco con 10.000 e più users, non vi pare?

Cosa succede per quegli users che hanno tanti followers?

Ad analizzare la qualità dei twitt, dello scambio reale tra utenti di alcuni network… si nota una “marea” di twitt con altrettanti hashtag e link, hashtag e link, hashtag e link… in Pinterest: ping su ping, ping su ping, condivisioni su condivisioni e pubblica oggi, pubblica domani, vuoi che nella rete non ci scappi il “mi piace” sulla foto, il re-twitt sull’argomento che interessa? Il Followers distratto di passaggio?

Per questo, VIP e i GIORNALISTI non sono influencers ma spammers di link; pubblicano in “mono direzione” come hanno sempre fatto con i loro articoli stampati; il commento, l’interazione e la critica… non era possibile ma si dichiarano allineati al “web 2.0”, moderni… perché hanno un account Twitter; non vi sembra un tanto azzardato?

Allora che ci fanno in Twitter, Facebook e Google Plus?

Spam, aiutati dagli utenti che condividono quello che loro pubblicano, per l’ipotetica popolarità digitale “immaginaria” determinata dal numero di followers che hanno… anche questo lo andremo ad analizzare e chiarire.

E’ quindi colpa di quanti condividono senza controllare o leggere nemmeno quello che scrivono, spesso c’è da “interpretare” se strumentalmente nella speranza di sharing nei social network che gli utenti fanno nelle loro bacheche e non solo, non dimentichiamoci che le testate online vivono di pubblicità, di banner e quindi, più utenti condividono, più è facile giustificare i costi agli inserzionisti.

In pratica… gli utenti internet, lavorano GRATIS per loro e ripagano con notizie che per la maggior parte, sono da verificare, rettificare, smentire ecc… è assurdo? No… è la realtà dei fatti!

Quella è strategia a QUANTITA’ e non di QUALITA’, non che i miei twitt siano tutti di qualità anzi… nel parallelo (vedi immagini sopra) però, è evidente che interagisco mentre, l’account di quel “dinosauro” non è altro che un “bombardamento” operato nelle vostre Time Line di quanti seguono quell’utente.

Fuffologia, spammers e i tuttologi

Se poi dobbiamo definire il “professionista fuffologo” o spammer di turno, guardate quanto interagisce su Twitter, la sua bacheca Facebook, quanto condivide in Pinterest (noterete che i link alle immagini sono gli stessi degli articoli che pubblica in tutti i social) e allora vi farete una idea di chi “influenza” realmente da chi fa altro.

Solitamente viene definito, sharing spam, twitt spam, ping spam ecc… e quindi; non è quanti followers hai ma quanto interagisci nel tuo network e questo vale per tutti i social network altrimenti non si chiamerebbero “SOCIAL” ma sharing links, ne esistono tanti… Delicious per citarne uno.

A domanda rispondo in merito agli influencer:

  • L’influencer è per forza un esperto?
    No!
  • L’influencer deve avere tanti followers, amici, connessioni?
    Non per forza
  • L’influencer è chi utilizza tanto i social?
    No!
  • L’influencer è quel blogger che traduce articoli da altri blog in continuazione e li condivide nei social? 
    No!
  • L’influencer è quella figura che risponde sempre la dove si sono delle grosse discussioni?
    No!
  • L’influencer è quella persona che è tutto il giorno in Twitter, Facebook e in altri social?
    Potrebbe essere il suo lavoro, Si e No.
  • L’influencer è una persona che può avere più interessi e non per forza commerciali?
    Si, solitamente lavora sulla soddisfazione e dai feedback positivi che diffonde nel suo network.
  • L’influencer può essere chiunque?
    In teoria si, dipende dalle passioni che può avere, ad esempio… la fotografia, la cucina…
  • L’influencer guadagna da quello che fa?
    Non è detto, potrebbe farlo anche solo per passione.

Concludendo… diffiderei da chi ha conversazioni banali nella sua bacheca, in Twitter, ha una azione compulsiva in Pinterest quanto in Instangram, un numero di connessioni elevato/elevatissimo.

L’utente medio e la percezione del web moderno

Siamo il più delle volte “vittime” di un sistema di furbi che non permette ad altri di valorizzare quello che è l’opportunità data dal web e dai social network. Più che il re-twitt o la condivisione o il mi piace, +1… cominciamo a non fare nessuna di queste azioni pretendendo che se non interagisci, mi sei di peso con link e cose che non mi interessano, il de-follow è una azione possibile come rimuovere dalle amicizie ecc…

La bacheca di Facebook, la Time Line di Twitter, tutti gli altri social in cui siete iscritti, sono spazi di condivisione e di interesse delle persone, spesso esprimono la personalità, le passioni, il contatto con familiari lontani… se “mischiati” con tanta inutilità, perdono il loro valore, spersonalizzano l’user e non fanno altro che “sostenere” il gioco di “questi” dinosauri dell’adverising massivo che differisce da quello digitale che, è bene ricordarlo, è basato sul “reciproco” rispetto dell’altrui spazio.

Link e forzature di TAG e altro, sono VIOLAZIONI.

 

20 Luglio 2012/2 Commenti/da Alessandro Vitale
Tags: Influencer, SMM, The Fuffington Post
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2 commenti
  1. Alessandro Sportelli
    Alessandro Sportelli dice:
    20 Luglio 2012 en 10:00

    Ale mi piace molto l’articolo e condivido al 99%. Ci sono solo un paio di cosette su cui vorrei riflettere con te:

    1. Sei sicuro che il profilo che riceve retwitt, condivisioni, +1, appartenga sempre ad un “influencer”. Sappiamo che le condivisioni possono esser motivate non solo dalla qualità del post ma anche (e spesso soprattutto) da altre leve psicologiche, spesso molto più forti.
    Cosa intendo? Se pubblico una cazzata potrei ottenere tante tante condivisioni e ciò non farebbe di me un influencer ma un cazzaro. Altra cosa… alcune condivisioni, retwitt etc., sono effettuati solo in base a quella che potremmo definire “percezione di autorevolezza”… se io “credo” che una persona sia autorevole, probabilmente condividerò le sue robe senza neanche leggerle. Questo non farà di lui un vero influencer giusto?

    2. Per quel che riguarda l’uso dei profili privati (rispetto ad esempio a pagine fan e profili aziendali in genere) credo sia ancora oggi molto difficile individuare un uso corretto, sempre che ne esista uno in particolare (N.B. escludendo ovviamente tutto quanto ha a che fare con lo spam, tag, schifezze varie ed il rispetto).

    Ciao bello (scherzo per il bello…)
    Ale

    Rispondi
    • Alessandro Vitale
      Alessandro Vitale dice:
      20 Luglio 2012 en 11:57

      Si Alessandro,

      in linea di massima posso darti ragione tuttavia, finché determinati “pseudo valori” non vengono spiegati anche ai non addetti ai lavori, l’utilizzo delle piattaforme sarà sempre approssimato e relegato a dei veri e propri “banditi” come descritti nel mio articolo.

      Se pubblichi cazzate, hai sicuramente un certo share, è ovvio e scontato ma attenzione di fare di un filo d’erba un fascio; se in US e UK in Twitter si riesce a parlare di “medicina” tra professionisti e user/pazienti, in Italia l’utilizzo di un hashtag che diventa trend topic nella classifica dei primi 10, genera uno share di tutto e incontrollato con link e via dicendo. In US e in UK le segnalazioni a profili “dubbi” sono molto più ricorrenti e anche le fluttuazioni di followers più discontinuo che in Italia; c’è più consapevolezza dell’utilizzo e del mezzo sociale?

      Per i profili privati… forse non sono stato chiaro, se tu partecipi sulla mia bacheca, nulla di male anzi mi fa piacere ma se il tuo tag in un commento sulla tua bacheca ha sempre a che fare con un qualche cosa di promozionale, quella è una violazione, a me non può e non deve interessare e fai caso ad una cosa: perché utilizzano profili privati più che le pagine? Quelle azioni sono deprecabili e da contestare, io sono costretto a chiudere la mia bacheca per non vederla infestata dalle cose più insulse? Lo trovi giusto? Io no.

      Riflettiamo, io non ho verità in tasca, ho la mia esperienza che provo a condividere anche attraverso il mio blog, non sono andato nello specifico di azioni di utenti noti ma ti consiglio di fare un giretto tra quei profili, guardare la loro bacheca, il loro account Twitter, Pinterest, FriendFeed, Google + e trarre da solo le tue conclusioni se, a monte di un “ragionamento” prettamente di “interscambio” sociale, ci vedi soltanto comunicazione pro attiva verso l’esterno.

      Ho tentato di “dialogare” attraverso i social con alcuni di loro, stuzzicati anche, nessuna risposta; sono BOT allora e non “influencers”.

      Alex

      Rispondi

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