, , ,

Etica e giornalismo? Ministro Severino e i blog…

Questo post nasce da affermazioni fatte dal Ministro della “Giustizia” Paola Severino nell’ambito del Festival del Giornalismo tenutosi a Perugia il 26 Aprile 2012.

Premesso che questo è “un blog” ed è registrato alla mia ditta individuale, rintracciabile e riconosciuto.

Paola Severino al Festival del Giornalismo

Sembra evidente che il Ministro della “Giustizia”, parlando di un mondo in continua evoluzione, spesso “trattato come terra di nessuno” mi sembra difficile immaginare che il Ministro Severino, con tutto il rispetto necessario per il ruolo che ricopre, abbia cognizione “tecnico – pratica” del mezzo web e di rete in generale.

Mi piacerebbe chiedere al Ministro Severino, se conosce la differenza tra “web” e “web 2.0”, se ha cognizione di quelle che sono le piattaforme di condivisione (vedi i social network) e cosa è un “blog”.

Le affermazioni fatte, in ambito di una materia specifica come è il web, è bene ricordare che è regolamentata a livello internazionale, ma ascoltando l’intervento del Ministro Severino, sembra essere evidente che si voglia trovare un modo per regolamentarlo a livello “EUROPEO”, imponendo dei “filtri” ed averne quindi il “controllo” e la “rintracciabilità”.

Condivisibile, ma il Ministro dimentica che… un blogger deve avere una “popolarità” ed un bacino di utenza per la “diffusione” dei suoi contenuti. E’ quindi difficile collocare le sue parole in un ambito prettamente “logico” e attinente al mondo della “comunicazione digitale”. I pirati… navigando, esistono ed è inutile negarlo, ma attenzione a fare di un filo d’erba un fascio, la dove c’è professionalità, etica e morale, la libertà del singolo non può e non deve mai in nessun caso, limitare altri.

Dal sito del Festival del giornalismo, dove ho potuto ascoltare tutto l’intervento del Ministro, si legge:

Etica e giornalismo

con: Enrico Finzi, Enzo Iacopino, Paola Severino

La Costituzione garantisce il diritto dei cittadini ad avere una informazione senza censure. Ma è giusto che i giornalisti, in nome di un malinteso senso della libertà di stampa, spesso travolgano tutto, senza riguardo per la vita delle persone quale che sia la colpa, il ruolo, il colore della pelle, il credo politico e religioso, senza trascurare i terzi estranei ai fatti? È il momento di parlare di doveri e non di diritti. In apertura la presentazione di una ricerca su come i cittadini italiani giudicano i giornalisti.

(diritto di “citazione” previsto dal Codice Civile n.d.a.)

La libertà di stampa, fino a quando i giornali erano “relegati” alla carta stampata, il problema era “gestire” gli editori, organi di diffusione di cultura, informazione… “politica” e quindi, assoggettati a logiche sia di advertising, che di potere e del resto il precedente “Governo” ha largamente usato l’editoria tradizionale e le televisioni per “modellare” a proprio piacimento l’informazione. Oggi invece, il problema è che quei canali “tradizionali” hanno perso “credibilità”, le persone non si “fidano” più dei giornali, non credono più nei “telegiornali”, anche quelli assoggettati da logiche di potere, politica, advertising e allora che fanno? Utilizzano la rete.

Tra i primi a capire il “potenziale” della rete in Italia è stato “Beppe Grillo”. Anche un Presidente americano è riuscito ad essere eletto grazie anche all’utilizzo del mezzo web e dei social network (Barack Obama) e ottenere consenso. Di fatto, si è passati da “Social Network” a “Social Media” e Twitter ne è un esempio palese.

Il controllo? Inutile dire che ci devono essere delle “registrazioni” per poter accedere a delle piattaforme tipo “Blogger”, “WordPress”, “Tumblr” e tanti altri. E’ vero, si possono fare degli account falsi (fake) per aggirare il problema della rintracciabilità, ma attenzione, se il Ministro si interfacciasse con dei seri professionisti della rete, del web, dei social network, è probabile che qualche soluzione la si potrebbe trovare. E’ evidente che queste soluzioni il Ministro non le conosce perché mal consigliata o semplicemente “ignora” determinate possibilità. In qualità di Ministro della “Giustizia”, secondo me, si sarebbe dovuta preoccupare più di difendere la Costituzione italiana (Art. 21) e la libertà di espressione, che immaginare di “imbrigliare il web”. Questa è una mia personale considerazione, visto che di web e di regolamentazione a tutti i livelli non si sa chi siano gli interlocutori “specialisti” dell’attuale Governo.

Etica e morale… caro Ministro della “Giustizia” Severino, in questo blog, nel precedente articolo dal titolo: “Web: bugie e disinformazione online“, ho raccontato un episodio che ha come protagonista proprio un giornalista; non me ne voglia ma tant’è… meglio essere precisi e ricordare che quando si parla di testate giornalistiche online, la condivisione di un articolo può essere anche “commentato” (per la maggior parte dei siti/blog delle testate giornalistiche nazionali), quando si passa da “millantare” professionalità a competenze in ambito “normativo” riguardante il web e le disposizioni di un “big player” come Google, la domanda nasce spontanea: se un giornalista scrive quello che nel mio articolo è descritto, quando in precedenza anche altri suoi “colleghi giornalisti” hanno “denunciato” la scorrettezza delle informazioni date da quel giornalista in altri ambiti, come la mettiamo?

Nell’intervento, si fa riferimento agli ordini professionali, il web non ne ha uno e quindi… è facile tirare a “campare” e sparare delle inesattezze facendo della disinformazione, la stessa che il Ministro ha fatto indicando i blogger come “pericolosi” e “fuori controllo”. Non mi sembra che le testate giornalistiche che hanno siti ONLINE non possano essere considerati anche dei blog… in questo caso?

Un professionista come me, che legge una informazione inerente al mio settore, alle materie che mi riguardano professionalmente, oltre che per passione e che prova a fare “cultura digitale”, in un paese che Voi continuate a mantenere nell’ignoranza e nella fattispecie, fuori dal mercato globale a mezzo digitale (vedi Agenda digitale), quando leggo delle imprecisioni o della disinformazione mediatica a mezzo web, a chi ci si dovrebbe rivolgere? Chi sono gli esperti di web all’interno della AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni)?

La libertà sta anche nel poter collocare in ruoli chiave, persone che hanno una riprovata conoscenza del web, rendere liberi significa diffondere cultura e un giornalista che ho avuto la fortuna di conoscere, Antonio Soccol diceva:

il “cronista” che sembra termine (e quindi lavoro) più umile, ma non lo è affatto, sempre che uno sia leale ed onesto.

Autoregolamentazione?

Le segnalazioni fatte a Google, a Facebook, a Twitter, in Google Plus, che fine fanno? L’autoregolamentazione già esiste tuttavia, è dipendente da questi players che… non intervengono come dovrebbero. I professionisti seri, gli utenti diligenti, non hanno potere, il problema è comunque di una “non cultura digitale”, perché il Ministro della Giustizia non si rivolge agli autorevoli ed esperti della Polizia Postale?

Il problema culturale italiano riguardante il web, è legato a lobby dell’advertising interattivo che, dicono di fare cultura digitale… a quanto si è ascoltato, per quanto si legge attraverso le testate giornalistiche online, non sembra affatto.

Reprimere l’abuso? Certo, ma l’abuso sta anche nel perseverare nell’ignoranza in ambito digitale.

Alessandro Vitale

DBATrade

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *