Crisi? I risultati del web marketing evidenziano che…

Siamo in piena recessione… il paese è nella tenaglia delle tasse, tutti i settori di produzione, PMI e artigiani dicono che: c’è crisi.

E nel web marketing, come vanno le cose? Cosa possono dire gli esperti del settore in tema di “mercato stagnante” e “crisi”?

Sembra evidente che sono tempi dove, viene quasi la noia ad ascoltare dati e numeri su risultati politici e funzionalità del marketing tradizionale, social network e pubblicità; ma è fuori discussione che il “sistema paese” ma anche il “sistema Europa”, deve fare i conti con una fase storica che evidenzia tutte le sue più grandi lacune, sia per quanto riguarda l’aspetto di sviluppo del modello economico, quanto della sua applicabilità in un contesto “sociale” e “globale”.

Il web, questa strana “scatola” dei balocchi… Non è un male che un sistema planetario di “comunicazione” sia il “testimone” di come è possibile “misurare” andamenti e flussi di dati positivi e negativi.

Nelle precedenti e storiche “crisi economiche”, i canali esclusivi di diffusione di massa erano “confinati” a territori nazionali, ai giornali, alle televisioni anche se, per qualche caso, un segnale televisivo era possibile captarlo anche oltre “confini”. Radio? C’è, non la si può ignorare, è abbastanza improbo che l’ultimo decennio, possa in qualche modo essere “caratterizzato” da diffusione mediatica o d’informazione attraverso i canali radiofonici, la televisione ha sicuramente numeri più elevati e influenti.

Ok.. ma torniamo al web marketing, cosa possiamo dire in merito?

Quello che è palese, con ridondanza e frequenza, è un modello “obsoleto” dove il nostro “paese”, paga in termini di inefficienza e preparazione. Anche in innovazione e ricerca, lanciare modelli concreti e coerenti con i tempi con le “economie” mondiali emergenti. Se vogliamo solo analizzare l’aspetto della connettività, paragonare l’Italia a un paese “sotto sviluppato” e “antico”, sono forse le definizioni più cordiali e gentili considerando l’evoluzione e le possibilità di “concorrenza leale” in un mercato come quello delle telecomunicazioni di altri paesi. In Italia, anche se con una apparente “apertura”, restano vincoli abbastanza grossolani che non permettono a colossi mondiali, di entrare nel nostro mercato e “sviluppare” tecnologie moderne. Combattere contro “mamma Telecom” (ex SIP), è una battaglia persa in partenza.

Sta di fatto che ancora resistono “logiche” come l’ultimo miglio (last mile), ovviamente… quasi tutte Telecom, la prima che ha cablato (con l’allora SIP) la maggior parte del territorio italiano. Inutile parlare di apertura commerciale e di libero mercato se tecnologicamente, ancora non abbiamo fibra ottica o sistemi che possano “ovviare” al “ricatto” di chi è arrivato prima. Digital divide ancora presente, non parliamo del sud del paese, tecnologia 3G in campo “mobile” che farebbe rabbrividire un utente USA che, al contrario, utilizza altri tipi di sistemi per la navigazione e il traffico dati.

Burocrazia e vizi di forma, la poLLitica che redige allucinanti “Agende Digitali” (non se ne parla più infatti) ed associazioni di varia natura che, non fanno altro che “smuovere” una fanghiglia già conosciuta per il solo intento di intorbidire ancora di più le acquee e lasciare tutto invariato. Si promuovono le soluzioni più illogiche ma “veloci” indicando sempre e solamente i soliti soggetti che, ad oggi, hanno saputo solo dimostrare che l’italiano medio, paga più del cittadino medio europeo.  A conti fatti, non può fare altrimenti questo italianuccio,  paga servizi “scadenti” a prezzi superiori ai più raffinati ed evoluti del resto del mondo. Logica?

Ma in rete cosa sta accadendo?

Il web marketing cosa sta mostrando agli analisti e sviluppatori di questo settore? Chi ha operato guardando oltre l’orizzonte dei confini nazionali, oltre l’aspetto territoriale, è riuscito nel tempo non solo a consolidare la sua clientela locale (oggi in affanno), ma anche ad affermarsi a livello internazionale. Sono evidenti le “fluttuazioni” di dati ed accrescimento di interesse verso quei progetti che hanno saputo tenere presente un concetto semplice e già visto da competitor esteri; aggredire mercati differenti da quello di origine.

Per ironia della sorte o ignoranza della maggior parte dei webmaster ed operatori di settore, vedere “siti” web in lingua italiana di operatori esteri nelle nostre serps (Google.it), ha permesso a realtà medio-piccole esterne, di avere “rilevanza e mercato” nel nostro paese. Noi abbiamo fatto lo stesso? In maniera marginale, quasi come drogati dal mercato interno, non solo abbiamo fatto male il nostro posizionamento in ambito digitale e per la lingua italiana, ma abbiamo anche “tradito” le possibili aperture di nuovi mercati con siti “tradotti automaticamente” e quindi, non presenti competitivamente in serps differenti da quella italiana. Che fenomeni…

Si parla spesso di “posizionamento” ma la parola stessa dovrebbe anche significare di più: localizzazione. In questo caso, chi ha saputo localizzare e posizionare, oggi che il mercato interno è pressoché in stallo, avrebbe possibilità più ampie “differenziando” la proposta commerciale in mercati in sviluppo. Chi ha avuto la lungimiranza di capire che il mezzo social è ristretto prettamente a un mercato del web marketing industry locale, nel SEM e nel SEO, sono evidenti i vantaggi e anche i risultati perché si può diffondere “globalmente”.

Open your mind… uno slogan che ancora oggi mi porta a ragionare in termini di possibilità per il know how delle PMI a poter essere competitivi in termini di produttività e qualità, ma anche di competere ad armi pari in un contesto globale qual’è la rete, internet, il web.

Sempre che i GURU nostrani abbiano da affermare il contrario di quanto fino ad ora scritto, le flessioni di traffico, di ricerca, la perdita anche di competitività rispetto a produttori che veicolano i loro prodotti in piattaforme a diffusione globale e localizzata, l’indice in negativo rispetto gli stessi periodi degli anni scorsi, ha inasprito ancora di più la competizione, ma si tratta una guerra tra idiozie e illogiche visioni di “romantici del Katzing” e poco hanno a che fare con i più seri e rispettabilissimi professionisti del settore. I seri professionisti, accompagno i clienti in un processo di informatizzazione e digitalizzazione del core business, sotto forma di proposta web che raccoglie di fatto un oceano e non una pozzanghera come quella ristagnante del mercato italiano.

Ci sono gli avventisti dell’ultima ora, i cialtroni di altri settori che non disdegnano, per loro unica vanità e popolarità nei social network, di sparare delle vere e proprie inutilità definendosi “esperti” del settore web, marketing e comunicazione. Anche di poLLitica e visti i tempi, già anche su questo blog, si è data ampia dimostrazione di che razza di ciarlatani ci sono in giro. Questo vale per la rete, quanto per gli addetti di grosse compagnie di telecomunicazioni, sedicenti scienziati del nulla più assoluto che, commentano come “tronisti” situazioni e fatti senza un minimo di ricerca, analisi e rilevamento di dati; sul nulla o criticando il lavoro “certificato” da altri.

Ovviamente, il sostenersi tra di loro, è quanto mai “grottesco” ma spesso in Facebook, leggere di questi teatrini da 2 centesimi, è cosa abbastanza frequente.

Cosa dovrebbero fare le PMI e le aziende italiane per poter risorgere?

E’ evidente che la risposta più logica è allargare gli orizzonti, analizzare i mercati fuori confine e immaginare anche un assetto digitale che prenda in considerazione la vendita “sdoppiata” come avviene in sud America; online il prodotto ha un costo più basso e con consegna gratuita a casa, prezzo di listino nel punto vendita. Differenziazione delle attività ed allargamento a dealer in territori diversi che possano “spingere” il prodotto. La dislocazione produttiva, non è sempre un bene, la rete “mormora” e se vengo a conoscenza che un tale marchio ha dislocato la produzione e propone nel mercato italiano il suo prodotto allo stesso prezzo di quando era prodotto in Italia… la concorrenza è spietata, ma nemmeno le persone “stupide” tanto da “non passarsi voce”.

Le metriche e le valutazioni in fase di analisi, devono essere una fotografia istantanea del potenziale del prodotto/servizio; sono sempre più una “risorsa”. La professionalità e anche i risultati ottenibili, sono vincolati non più a una “nuvola” interessata come un tempo ma, sempre più “mirata” a quell’utente interessato. Il corretto assetto, posizionamento, presenza sociale, marketing online quanto offline, sono concetti e fatti che vanno elaborati dall’interno delle singole realtà, calibrato al target potenziale.

E’ giusto quindi affermare che, non è la quantità di visitatori, like, commenti ecc… che può fare la differenza, la conversione su funnel può essere paradossalmente molto più bassa rispetto al passato, ma di qualità. Intercettare quell’utente che ha realmente interesse e portarlo rapidamente a conversione.

Uscire dalla lingua italiana, investire in localizzazione, marketing strategico, può essere la chiave di volta per tante imprese “confinate” anche nel web a una guerra improba con multinazionali che hanno saputo cogliere questo aspetto del web mondiale e diffonderlo il più possibile. Sono o queste realtà che oggi stanno facendo del business web. Non tutti sono  strutturati bene e logici, in alcuni casi, registrarsi o acquistare su un portale internazionale, non è affatto cosa semplice… hanno anche margini di miglioramento ed accorciamento del funnel di vendita!!

Investire in formazioni, strutturare strategie finalizzate al solo rafforzamento interno, sono “ancora oggi”, la più grossa limitazione che si possa auto infliggere. Professionisti seri e comprovati da esperienze e numeri, possono migliorare le condizioni interne, ma c’è sempre da considerare che la “rete”, il web… è una vetrina nel mondo. Investire in comunicazione e in web marketing, non è un errore, non è un costo… è un investimento.

 

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